Il mio tuffo ghiacciato

Seppure il caldo di Luglio si faceva sentire, il vento atlantico soffiava forte.

La luce bianchissima si rifletteva sulla sabbia tanto da obbligarmi a strizzare gli occhi per camminare in avanti.

Il paesaggio artificiale lungo l’Avenida da Liberdade è in netto contrasto con quello naturale. Da una parte il paesaggio duro e roccioso della spiaggia, dall’altro quello disegnato della città. Ci sono poi dei punti di congiunzione tra le due.

Scesi le scale della piscina, una scalinata in cemento armato che portava alle zone comuni. una lama di calcestruzzo dava riparo dal sole, lasciando una fessura sottilissima da cui il cielo si infilava quasi come se si volesse far vedere a tutti i costi.

Poi una grande apertura inquadrava l’oceano.

Mi tuffai. La pelle quasi bruciava da quanto l’acqua era fredda.

Notai un non so che di poetico nel cemento armato in quella situazione.

Piscina Das Marès_Álvaro Siza Vieira

Leça da Palmeira, Oporto_1961-66

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