Edificio multifunzione a Marzabotto

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Il progetto intende interpretare il concetto di limite a partire dalla topografia del luogo. Il limite viene inteso non come linea di demarcazione e separazione ma come spazio di interfaccia dove si incontrano e convivono diverse realtà. Un limite giá presente è evidente sul territorio: la linea sottile dove l'ex cartiera costituisce l’ultimo punto costruito nel paesaggio, così come la quella della ferrovia che solca da est ad ovest tutta la vallata. Anche la vegetazione sembra riconoscere la presenza di un limite, spingendosi a fatica sino alla ferrovia, prima di essere ‘estirpata’ dall'edificato.

Fondamentali sono le due direzioni, ortogonali, come il cardo ed il decumano, nella cui intersezione si colloca il cuore dell'edificio. È proprio su questa linea di transizione tra la vegetazione e la ferrovia che il progetto, concepito come un blocco scavato, diviene espressione fisica del limite, un monito ma anche una sfida al superamento dello stesso. E nel blocco/limite si costruisce il programma. Limite rigido verso la ferrovia, protezione dai venti e dall'inquinamento acustico, accogliente e accessibile dall’entroterra. La vista della ferrovia è inizialmente negata; un accesso chiaro, centrale, in corrispondenza della verticalità della nuova stazione, invita il visitatore all’interno della struttura e, infine, ad immergersi nella natura.

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