Cappella nel bosco

Sin dalla prima lettura del bando mi sono convinto che la progettazione di una cappella di preghiera fosse innanzitutto un atto “intimo”. Una ricerca in sé stessi per dare forma a un luogo in cui il corpo possa sentirsi un tutt’uno con ciò che gli sta intorno, mentre la mente sia in grado di liberarsi e andare “oltre”.

Il monte della Verna gode di una natura così potente che già essa diventa luogo sacro e fonte di spiritualità. Questo concetto si pone come fondamento della proposta progettuale.

Sul pendio a cui si giunge percorrendo il Sentiero del Cardinale, trova dimora un volume monolitico quasi completamente chiuso, rivestito in pietra arenaria. Ciò che si è fatto per secoli, e il vicino Santuario lo racconta con tutte le sue stratificazioni, viene assorbito e tradotto secondo un nuovo linguaggio, quello del cosiddetto “Gabion Wall”. La roccia si ricompone diventando grotta e fenditura, esperienza sacra delle Stimmate, restituendo alla natura il ruolo importante che ebbe nella vita di Francesco.

Ogni elemento che definisce la cappella assume un valore simbolico oltre che fisco: la rampa di accesso (transizione da direttrice orizzontale a quella verticale) proietta il fedele verso l’aula attestante la porta di ingresso (Cristo, “porta” del gregge). Percorrendo questo primo spazio si inizia a percepire la duplice matericità dei muri in pietra; se esternamente la vista si interrompe sulla roccia, internamente le gabbie di pietra lasciano penetrare delicatamente la luce al suo interno come una costellazione nel buio della notte; una vera e propria transizione dalla penombra (incompiuto) alla luce (Dio). La roccia sacra si ricompone e diventa grotta dove ritirarsi nell’esperienza intima della preghiera; si entra attraverso le membra della terra per contemplare il sacro. L’aula si racchiude in se stessa (recinto sacro) intorno alle volte in calcestruzzo per aprirsi verso il sacro. Il fedele è accompagnato lungo un percorso cadenzato dalla pietra appena illuminata (E) fino alle aperture che incorniciano la Croce (SO) e la Foresta Sacra (O).

Anche l’arredo segue l’idea complessiva della cappella in modo preciso e coerente, senza nulla di superfluo; sedute, altare e pavimentazione saranno di quella stessa pietra che caratterizza il monte della Verna.

La cappella va letta quindi secondo due scale: la scala dell’uomo come individuo e quella dell’esperienza sacra. Sin dal pilastrino che segna l’inizio della Via Crucis il visitatore affronterà un percorso immersivo che culmina in un luogo intimo, in cui ci si possa sentire in pace con sé stessi ma che contemporaneamente accolga l’inesorabile potenza della natura capace di scaturire nelle persone la sensazione di sentirsi piccoli davanti ad essa ma pur sempre parte di un tutt’uno. La cappella è semplicemente un’aula aperta dove i cinque sensi sono costantemente stimolati per veicolare il cuore verso la propria spiritualità.

Indietro
Indietro

Il mio usignolo

Avanti
Avanti

Il mio Mondrian