La mia Intelligenza Artificiale

Il sole, come un divo consumato, si avviava verso il suo ultimo inchino, dipingendo il cielo di Hollywood con pennellate di rosso fuoco. Le ombre si allungavano come dita scheletriche, inghiottendo le strade brulicanti della città.

Al centro di questo spettacolo decadente, in un attico che dominava la città dall'alto, sedeva Henry, un attore dal fascino ormai appassito, come una rosa essiccata tra le pagine di un vecchio libro. La sua silhouette si stagliava contro il panorama crepuscolare, il viso solcato da rughe profonde come i solchi di un disco rotto.

Henry sorseggiò il suo whisky con aria assente, il liquido ambrato che gli scorreva giù per la gola come un fiume di ricordi amari. Era stato un divo, una stella che brillava più luminosa di qualsiasi altro astro nella costellazione di Hollywood. Ma la sua luce, come quella di tante altre, si era gradualmente affievolita, lasciando spazio a un senso di vuoto cosmico.

Los Angeles, la città degli angeli, era una bugia scintillante, una maga che seduceva con promesse di fama e fortuna, per poi inghiottire le sue vittime nelle fauci del dimenticatoio. Henry lo sapeva bene, lui ne era la prova vivente.

Aveva visto la città trasformarsi nel corso degli anni, crescere come un mostro tentacolare, divorando sogni e speranze. Aveva visto amici e colleghi salire e cadere come stelle cadenti, bruciati dal fuoco effimero della celebrità.

Eppure, nonostante la sua disillusione, Henry non poteva negare il fascino magnetico di Los Angeles. La sua bellezza era accecante, anche al tramonto, quando le luci artificiali iniziavano a brillare, illuminando i vizi e i peccati che si nascondevano dietro le facciate dorate di Hollywood.

Dall'alto del suo attico, Henry osservava lo spettacolo con sguardo distaccato, come un regista che osserva le sue marionette muoversi sul palcoscenico della vita. Vedeva coppie che si amavano e si tradivano, uomini avidi di potere e donne assetate di fama. Vedeva limousine sfrecciare lungo il Sunset Boulevard, portando con sé storie di successi effimeri e fallimenti tragici.

In quel momento, Henry comprese che Los Angeles non era solo una città, ma un'entità viva, pulsante, capace di dare e di togliere con la stessa spietata indifferenza. Era una città che l'aveva amato e tradito, che gli aveva dato tutto e poi glielo aveva portato via.

Eppure, nonostante tutto, Henry non riusciva a odiarla. Los Angeles era la sua musa, la sua ispirazione, la sua maledizione. Era la città dove i sogni nascevano e morivano, dove la gloria si conquistava e si perdeva in un batter d'occhio.

Mentre la notte avvolgeva la città in un abbraccio di velluto nero, Henry si accese una sigaretta, lasciando che il fumo si dissolvesse nell'aria come i suoi sogni infranti. In quel momento, sapeva che Los Angeles sarebbe sempre stata la sua città, anche se ormai era solo un'ombra di se stessa, come un divo dimenticato che brillava ancora fiocamente nella sua memoria.

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Los Angeles, USA_2024

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